Un pesce così famoso e consumato sulle tavole degli italiani- e non solo- come il tonno é un alimento insostituibile.
Già famoso come una star del grande cinema ai tempi della prestoria, come confermano i ritrovamenti di disegni che lo rappresentano nella grotta del Genovese a Levanzo (Trapani), veniva elogiato nell’età classica per le sue proprietà nutrizionali e terapeutiche. Archestrato di Gela nel IV sec. a.C., Aristotele, Plinio, Plutarco e molti altri cantavano le lodi del suo gusto.
Simbolo della forza e del coraggio di superare le avversità della vita, poiché molto veloce a muoversi in mare, era cosi che gli etruschi lo elogiavano. A conferma della sua smania di vivere e di combattere il suo etimo: dal greco thyo, thyno indica “l’esser impetuoso, fuorioso”, echi di questo significato sono riconducibili anche al sanscrito dove la parola dhuno volevo dire proprio “io mi agito”.
I romani, sfarzosamente romaneschi, usavano il tonno nel garum, una bevanda molto apprezzato all’epoca e composta da pesce in salamoia e pere e viscere. Oggi farebbe rabbrividire chiunque, pensare di berla!
Il tonno forte e deciso anche di sapore e in particolare parliamo di tonno rosso, é stato da sempre la più importante fonte di ricchezza economica in tutto il bacino del Mediterraneo; questo non solo perché era consumato e apprezzato ma anche perché sottoposto a lunghe catene di conservazione dava lavoro a molti nelle vecchie tonnare, molto famose in Sicilia.
Delle famose tonnare siciliane si inizio a parlare già dal XII sec. quando Al-Idris, geografo arabo ne descrisse i luoghi dove all’epoca c’erano le tonnare più famose: Favignana, Trabia, Caroni, Nubia, Milazzo e Oliveri. Qui Al-Idris narra per la prima volta della mattanza, ossia della tecnica di pesca usata per pescare i tonni con le tonnare, un insieme di grandi reti.
Oh le tonnare! Intorno ad esse si é costruito un insieme di simboli, riti e tradizioni radicati nell’animo più antico di queste zone siciliane. Il rito della mattanza, infatti, si accompagnava con i canti dei pescatori, che con un rispetto ormai perduto, conducevano alla morte i tonni. E allora santi, amori, incitamenti “da marinai” e la pesca di tanti tonni scandivano le giornate siciliane di un tempo.
La tradizione formatasi intorno a questo metodo di pesca passò, questo é certo, ma la ricerca di questo alimento ittico restò sempre viva tra le popolazioni mediterranee, che iniziarono a far conoscere questo pesce in tutto il mondo.
Poi nel 1800 ci fu una vera e propria rivoluzione che ne migliorò la sua conservazione e favori la sua commercializzazione: N. Appert scoprí che il tonno poteva essere conservato anche in vetro e non solo sotto sale o sott’olio.
Da allora nulla fu più come prima! Dal vetro si passò alle scatoline di latta e di tonno se ne parlò e se ne mangiò in grandi quantità riscomprendo ogni giorno la sua unica bontà.
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